Il rimborso per i pagamenti online, misura discussa per gli inconvenienti tecnici iniziali, sarà esteso per l’intero 2021, con due tranche di rimborso a giugno e dicembre. Servirà ai consumatori per risparmiare fino a 300 euro l’anno, e allo Stato per contrastare l’evasione fiscale.
Il termine è inglese e non di immediata comprensibilità, eppure nello scorso mese di dicembre si è già avuto un assaggio del funzionamento e dei possibili benefici economici del cosiddetto cashback, che letteralmente significa “contanti indietro”. Questa misura è stata introdotta dal governo per disincentivare l’uso dei pagamenti in contanti, e non è altro che il rimborso del 10 per cento di quanto speso utilizzando esclusivamente sistemi di pagamento elettronici, vale a dire bancomat, carte di credito e anche app installate sullo smartphone.
Un anticipo della misura che ufficialmente prende il via da questo mese di gennaio si è già avuta a partire dalla metà di dicembre con l’obiettivo principale di incentivare i consumi natalizi mortificati dalle conseguenze del Covid.
Come funziona. Il meccanismo standard del cashback, al via dal 1° gennaio, prevede due tranche semestrali di rimborso, a giugno e a dicembre. Il rimborso è pari al 10 per cento di quanto speso nel semestre, fino a una cifra massima di centocinquanta euro: quindi in un anno si potranno avere indietro in totale al massimo trecento euro.
Per aderire, su base assolutamente volontaria, al cashback bisogna essere maggiorenni, residenti in Italia e dichiarare che le carte registrate vengono utilizzate solo per acquisti personali al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione.
Meno contanti in giro. Altro vincolo è relativo al numero di transazioni: bisogna effettuare almeno cinquanta operazioni di pagamento elettronico per ogni semestre per poter accedere al bonus. La ragione è chiara: evitare che con poche operazioni e magari riferite ad acquisti molto costosi si ottenga facilmente il recupero del 10 per cento delle spese effettuate. L’obiettivo infatti non è quello di fare un regalo a chi spende, ma contrastare la circolazione del contante per diminuire l’evasione fiscale.
Le spese ammesse. Per quanto riguarda, invece, le tipologie di consumi ammesse non sono previste limitazioni: vanno bene le spese per generi alimentari, abbigliamento, bar, ristoranti, purché gli acquisti siano effettuati fisicamente negli esercizi commerciali e non tramite i canali di vendita on line.
Le regole per il rimborso. Accedere al bonus richiede una certa dimestichezza con gli strumenti tecnologici e il possesso dello Spid (Sistema pubblico di identità digitale) o della carta d’identità elettronica (Cie). Il primo passo, infatti, per aderire al cashback è scaricare l’app “Io” della pubblica amministrazione (quella usata anche per il bonus vacanze) ed effettuare l’accesso tramite Spid o Cie.
Il secondo passo è inserire il codice fiscale, gli estremi di una o più carta di credito intestate a proprio nome e l’Iban bancario: una volta compiuti questi passi i rimborsi dovrebbero arrivare direttamente sul conto corrente ogni sei mesi.
tratto da www.libereta.it
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