Dal 1° gennaio 2023 è previsto un adeguamento pari a +7,3% delle pensioni. L’aumento è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre 2022.
La percentuale del 7,3% rappresenta un parametro di rivalutazione provvisorio e, considerando un possibile livello più elevato di inflazione, è verosimile che ci sia un recupero nel 2024 (secondo le previsioni di autunno della Commissione europea i prezzi al consumo dovrebbero salire dell’8,5% quest’anno, del 6,1% nel 2023 e del 2,6% nel 2024 con una revisione al rialzo di quasi un punto percentuale per il 2022 e di oltre due punti percentuali per il 2023).
Il calcolo della rivalutazione degli assegni pensionistici prevede l’applicazione della perequazione nella misura del 100% (quindi 7,3% ) per la fascia di importo complessivo dei trattamenti pensionistici lordi fino a 4 volte il minimo INPS, nella misura del 90% (6,5%)per la fascia di importo complessivo dei trattamenti pensionistici compresa tra 4 e 5 volte il predetto minimo e nella misura del 75% per la fascia di importo complessivo dei trattamenti superiore a 5 volte il medesimo minimo.
E’ bene sottolineare che il sindacato SPI CGIL si è a lungo battuto e mobilitato per il sistema di rivalutazione delle pensioni e lo ha riconquistato un anno fa con il governo Draghi. Da gennaio porterà a un’importante tutela del potere d’acquisto e ad un adeguamento al costo della vita per tutte le pensioni. Si tratta praticamente di una mensilità in più.
Vai al Calcolo della rivalutazione degli assegni pensionistici per l’anno 2023.
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