Ci sono cose che possono succedere solo in certi posti. Una storia come quella di Altereco, la coraggiosa e lungimirante cooperativa sociale che da più di una decina di anni opera su beni confiscati alla mafia, non poteva accadere che a Cerignola. Città delle contraddizioni per eccellenza, dove ad una criminalità organizzata particolarmente diffusa ed agguerrita, si contrappongono una società civile ed una cittadinanza attiva che non vogliono arrendersi o rassegnarsi.
Per questo è particolarmente significativa la vicenda di Terra Aut, l’azienda agricola assegnata a seguito di un bando ad Altereco.
Il nome non è casuale. Evoca Radio Aut, l’emittente fondata da Peppino Impastato dalle cui frequenze il giovane, coraggioso giornalista siciliano denunciava i crimini dei mafiosi, pagando con la propria vita. Da Peppino Impastato le ragazze e i ragazzi di Cerignola hanno ereditato non solo il coraggio, ma anche la tenacia, la capacità di sognare.
Quando presero in consegna l’azienda, il fabbricato era stato praticamente fatto a pezzi, depredato di suppellettili, bagni, tetto…
Grazie all’ostinazione di Altereco ed alla rete che si è sviluppata attorno a questa straordinaria esperienza, l’immobile è stato ricostruito e riqualificato. Diventerà un B&B, sarà intitolato a Giuseppe Di Vittorio.
Questa storia bella, edificante e ricca di suggestioni è stata raccontata stamattina al Cineteatro Roma, in una manifestazione promossa dallo Spi Cgil Nazionale sul tema “Legalità, diritti e terre liberate. Esperienze in campo”. Il sindacato dei pensionati ha avuto un ruolo determinante nella vicenda, in quanto ha elargito il finanziamento che ha reso possibile il recupero del bene. Le ragioni della intitolazione della struttura a Di Vittorio e il forte richiamo che l’intera vicenda ha con l’eredità morale e politica del grande sindacalista sono state espresse con grande sintesi ed efficacia dal segretario generale regionale dello Spi Cgil pugliese, Gianni Forte, che ha presieduto i lavori: “Giuseppe di Vittorio ha insegnato a non togliersi il cappello davanti ai padroni. Oggi si tratta di non togliersi il cappello davanti ai mafiosi.”
“Dove c’erano diffidenza, paura, omertà oggi si insegna la legalità. Cerignola ha tutti i requisiti per essere una città evoluta e moderna”, ha detto portando agli intervenuti il saluto della civica amministrazione Adriana Sabato, commissaria straordinaria del Comune di Cerignola, i cui organi sono stati sciolti nell’ottobre del 2019 per infiltrazioni mafiose. La prossima settimana le istituzioni democratiche torneranno a svolgere il loro ruolo, perché si svolgeranno le elezioni. L’impressione è che a Cerignola si respiri aria nuova, e che il lavoro svolto dalla dott.ssa Sabato sia stato prezioso, che nella cittadina del Basso Tavoliere vi sia oggi una maggiore consapevolezza.
I lavori sono stati introdotti dal segretario generale dello Spi Cgil della provincia di Foggia, Alfonso Ciampolillo: “Quella di Altereco e di Terra Aut è una bella storia di speranza, di impegno, di legalità cominciata undici, dodici anni fa, quando lo Spi Cgil cittadino e provinciale decise di sostenere i Campi della Legalità promossi dalla cooperativa sociale, che si tenevano nei terreni e nelle strutture confiscati alla mafia. All’inizio, il nostro impegno consisteva nel dare una mano nelle cucine. Piano piano, la collaborazione e l’amicizia con questi meravigliose e coraggiose ragazze e ragazzi di Altereco, il dialogo con i giovani partecipanti ai campi, il crescente coinvolgimento, l’intreccio e il confronto hanno permesso che si consolidasse un rapporto stretto e forte, proprio sul terreno e sul tema della legalità. Siamo cresciuti insieme, fianco a fianco, e oggi possiamo dire che chi non si rassegna, alla lunga vince. “
Un momento del convegno
Anche da Rosa Barone, assessore regionale al welfare, è partito l’invito a non arrendersi: “Sono foggiana, e sono orgogliosa di esserlo, nonostante il drammatico momento che la città sta vivendo (anche a Foggia il consiglio comunale è stato sciolto per mafia, da qualche mese, n.d.r.). Dobbiamo ripartire dalla buone prassi che pure esistono: Altereco è un simbolo forte e importante di questa terra.” L’assessore Barone ha quindi sottolineato l’ importanza decisiva della scuola: “Troppi bambini e ragazzi non vanno a scuola, o la frequentano poco e male. Senza la diffusione della cultura, della conoscenza, senza un forte investimento nelle periferie, sarà difficile vincere la sfida. Istituzioni e associazioni devono cooperare. “
Sul ruolo nevralgico della scuola ha insistito anche Marida Episcopo, dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, intervenuta con un messaggio audio: “Esperienze positive come queste incoraggiano anche la scuola ad andare avanti. In tutti i piani formativi trovano posto oggi l’educazione alla legalità, alla cittadinanza, alla Costituzione. I campi di educazione alla legalità allocati in luoghi simboli quali i beni confiscati alla mafia, che vedono fianco a fianco giovani adulti e anziani, sono un’autentica cattedra morale, che inculca e diffonde il valore del bene comune, da incoraggiare con tutte le nostre forze.”
A raccontare e far vedere da vicino il lavoro svolto da Altereco a Terra Aut è stata Dora Giannatempo, responsabile della formazione della cooperativa, che rivolge la sua offerta formativa anche a giovani in difficoltà, per offrire loro opportunità e percorsi di recupero, in collaborazione con l’UEPE (l’ufficio per l’esecuzione penale esterna) del Tribunale di Foggia. Giannatempo ha presentato alcuni filmati, molto coinvolgenti, che hanno permesso ai partecipanti di toccare con mano lo spessore e l’importanza del lavoro svolto: “La nostra sfida è dimostrare che ci si può liberare non solo dalla mafia, ma anche dal lavoro illegale, e che un bene confiscato può essere anche un luogo di riscatto sociale. La collaborazione con lo Spi Cgil è stata decisiva: il sindacato ci ha fatto comprendere veramente il significato della parola compagno, ci ha insegnato a stringere i nodi della rete che abbiamo tessuto. È stato uno scambio intergenerazionale profondo e autentico che ci ha arricchito entrambi.”
L’intervento del segretario, Ivan Pedretti
Il segretario generale della Cgil di Foggia, Maurizio Carmeno ha sottolineato che “la mafia va combattuta soprattutto sul piano sociale, ma ancora non c’è una consapevolezza diffusa anche a livello delle istituzioni locali. È necessario un intervento più convinto e radicale nelle periferie che parta dall’obiettivo di non lasciare indietro nessuno. Occorre più Stato. Il sindacato farà la sua parte, ma chiediamo alle istituzioni locali più ascolto, più tensione morale, più disponibilità.”
Tina Pizzolo, responsabile del coordinamento donne provinciale dello Spi Cgil ha ricordato il ruolo propulsivo delle donne di Cerignola, fin dal dopoguerra, quando furono tra le prime in Italia a mobilitarsi e a scendere in piazza per difendere la pace, insidiata dalla guerra fredda. “La grande, straordinaria eredità morale che quella generazione ci ha lasciato – ha detto Pizzolo – è stata raccolta dalla Cgil e dallo Spi Cgil. Ha scolpito il nostro dna, portandoci a nuove lotte, come quella contro la criminalità organizzata. L’impegno per la legalità è pane quotidiano per le nostre Leghe. Era fatale, inevitabile che il cammino delle ragazze e dei ragazzi di Altereco si incrociasse con il nostro cammino, con la nostra tradizione, con la nostra vocazione.”
Ha concluso l’intensa giornata il segretario nazionale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti: “il sindacato dei pensionati da sempre è attento ai campi della legalità. Qui a Cerignola abbiamo vissuto qualcosa di importante, dando vita a relazioni ed esperienze forti. Ho saputo di ragazzi e nonni che si sono conosciuti nei campi, che sono diventati amici hanno continuato a scriversi anche dopo.”
Il segretario Pedretti ha quindi invitato a non abbassare la guardia: “La mafia si muove oggi in modo duale, colpendo e radicandosi non solo nei territori sottosviluppati, ma anche in quelli ricchi. Dobbiamo sviluppare una maggiore capacità di contrasto sociale, traendo esempio e stimoli anche dalla nostra memoria, dal nostro importante passato. La vita di Giuseppe Di Vittorio è stata attraversata e segnata da un sogno di libertà. Si ribellò al potere dei latifondisti, conquistando nuovi spazi e diritti. È sacrosanto intitolare a Di Vittorio una bene restituito alla democrazia e alla libertà. Il fatto di essere riusciti a farlo rivivere è una grande vittoria, che deve riempirci di soddisfazione e spronarci ad andare avanti”.
0 commenti